Tamagotchi: il piccolo amico digitale che ha segnato un’intera generazione
C’era un tempo in cui bastava un piccolo schermo in bianco e nero per sentirsi responsabili di una vita. Era il periodo degli zaini pieni di quaderni, figurine e quel minuscolo uovo colorato che trillava all’improvviso. Il Tamagotchi non era solo un gioco: era un vero compagno di avventure, sempre con noi durante la ricreazione o nei viaggi in macchina. Ogni suono era una richiesta d’aiuto, ogni pulsante premuto un gesto d’affetto. E chi lo ha avuto lo sa bene: quando il nostro Tamagotchi “moriva”, non era solo un game over, ma una piccola tragedia personale.
Il giocattolo
Il Tamagotchi nacque nel 1996 in Giappone grazie all’inventrice Aki Maita e alla Bandai. L’idea era semplice ma geniale: creare una “creatura virtuale” da crescere come un animale domestico. Il nome deriva dall’unione delle parole giapponesi “tamago” (uovo) e “watch” (orologio), a indicare il suo formato tascabile e portatile.
All’interno di quel piccolo guscio di plastica ovale, lo schermo LCD mostrava il nostro amico digitale che richiedeva cibo, cure e attenzioni. Bastava premere pochi pulsanti per farlo felice, ma dimenticarsene troppo a lungo poteva portare a conseguenze disastrose per i piccoli allevatori dell’epoca.
Successo e diffusione
Il Tamagotchi fu un autentico fenomeno mondiale. Dopo il suo debutto in Giappone, arrivò in Europa e negli Stati Uniti nel 1997 e, in pochi mesi, divenne un’ossessione. Nelle scuole i bambini si scambiavano consigli su come farlo crescere meglio, alcuni lo nascondevano nello zaino durante le lezioni pur di controllarlo.
Ne furono venduti oltre 80 milioni di esemplari in tutto il mondo. Era il simbolo di un’epoca in cui la tecnologia iniziava a diventare parte della vita quotidiana, e il Tamagotchi rappresentava il primo “pet digitale” accessibile a tutti.
Curiosità e varianti
Nel corso degli anni Bandai ha prodotto numerose versioni del Tamagotchi:
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Tamagotchi Connection (2004), con la possibilità di collegarsi ad altri dispositivi per far “incontrare” i personaggi.
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Tamagotchi Music Star (2008), dove il protagonista poteva diventare una popstar virtuale.
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Tamagotchi On / Tamagotchi Smart (2019–2021), dotati di colori, Bluetooth e funzioni avanzate.
Curiosamente, in alcune scuole degli anni ’90 fu persino vietato perché distraeva gli studenti durante le lezioni. Eppure, quel minuscolo uovo digitale resta oggi uno dei giocattoli vintage più iconici mai realizzati.
Il Tamagotchi ha lasciato un segno profondo nella cultura pop. È stato citato in film, cartoni e canzoni, diventando un simbolo dell’infanzia di milioni di ragazzi. È comparso anche in serie TV e spot pubblicitari che ne hanno celebrato il successo.
Oltre a essere un fenomeno di massa, ha aperto la strada a nuovi modi di interagire con la tecnologia, anticipando concetti di intelligenza artificiale e connessione emotiva con oggetti digitali. Ancora oggi, molti adulti guardano un Tamagotchi con un sorriso e una punta di nostalgia, ricordando le corse per nutrirlo o pulirgli lo “schermo sporco”.

Dove trovarlo oggi
I Tamagotchi originali degli anni ’90 sono oggi molto ricercati dai collezionisti di giocattoli vintage. Su siti come eBay o Vinted si possono trovare modelli in buone condizioni a partire da 40-50 euro, mentre le versioni sigillate nella confezione originale possono superare i 150 euro.
Bandai continua a rilasciare riedizioni moderne, come il Tamagotchi Original 2023, che mantiene il design classico ma con funzionalità aggiornate. È possibile trovarlo facilmente nei negozi di elettronica o online, perfetto per chi vuole rivivere quella magia digitale senza dover rispolverare il vecchio portachiavi.
FAQ
- Quando è stato inventato il Tamagotchi?
Nel 1996, in Giappone, da Aki Maita per Bandai. - Il Tamagotchi esiste ancora oggi?
Sì, Bandai ha continuato a produrre versioni aggiornate fino al 2023. - Quanto vale un Tamagotchi originale?
Un modello degli anni ’90 in confezione sigillata può valere oltre 150 euro. - Cosa significa “Tamagotchi”?
È la fusione tra “tamago” (uovo) e “watch” (orologio). - Perché era così amato?
Perché permetteva ai bambini di vivere un’esperienza interattiva unica, fatta di cura, gioco e affetto digitale.

